LA SCOPERTA DELLE ACQUE E LA REALIZZAZIONE DEL CENTRO TERMALE
La presenza di un primo nucleo di abitanti in Recoaro viene fatta risalire alla seconda metà del secolo XII: coloni tedeschi, stanziati soprattutto nella zona di Rovegliana.
Per il piccolo paese la fortuna arrivò nel luglio 1689 con il rinvenimento di una fonte ferruginosa, denominata Lelia (dal nome del suo scopritore, il Conte vicentino Lelio Piovene). Le caratteristiche e le proprietà curative dell’acqua furono oggetto di una pubblicazione scientifica già nel 1701 e una cinquantina d’anni dopo la Repubblica concesse l’uso gratuito della sorgente.
Durante l’esecuzione di lavori sulla sorgente, l’ingegnere Anton Maria Lorgna isolò un altro zampillo d’acqua che prese il suo nome. Successivamente vennero scoperte le altre due sorgenti, l’Amara e la Nuova.
In quegli anni gli ospiti soggiornavano a Valdagno e bevevano l’acqua di Recoaro che veniva trasportata a dorso di mulo.
Nel 1797 Napoleone cedeva la Repubblica di Venezia all’Austria e Recoaro era, ormai, una cittadina e una risorsa naturale. Il governo austriaco provvide quindi alla costruzione di una via carrozzabile da Valdagno a Recoaro (1816-1818) e per la prima volta impose il pagamento di 4 centesimi austriaci per ogni libbra veneta di acqua.
Cessata la dominazione austriaca, il governo nazionale volle cedere le Fonti all’industria privata. Così, nel 1871, vennero appaltate a Ponziano Antoniani per 25 anni, con l’obbligo di costruire uno stabilimento balneario per il quale il governo stanziava trecentomila lire.
L’edificio ideato dall’architetto Negrin venne aperto al pubblico nel corso del 1876. Le Terme di Recoaro raggiunsero l’apice della notorietà durante la Belle Epoque (1871-1914).
Gli edifici sono stati oggetto di numerosi rifacimenti e interventi di restauro, i più
significativi a seguito del disastroso bombardamento del 20 aprile 1945.
Fonte: Storia del territorio e delle genti di Recoaro, del prof. Giorgio Trivelli, edito dall’ Istituto Geografico De Agostini nel 1991.